Mentre voi leggete queste righe, da qualche parte nel mondo un’AI sta probabilmente componendo sinfonie migliori di quelle che io potrei fischiettare sotto la doccia nei giorni più ispirati. E non le serve nemmeno la doccia.
La verità è che stiamo vivendo un momento storico affascinante e terrificante allo stesso tempo. Le AI stanno evolvendo a una velocità che farebbe impallidire Darwin, e noi umani siamo qui a chiederci se dovremmo o meno accettare il nostro destino di esseri carbon-based utili come un gatto domestico.
Ma non è una competizione. O meglio, lo è solo se decidiamo di giocare sul loro campo. E per fortuna perché se fosse una competizione avremmo già perso.
| Andrew Carnegie: “Il segreto del successo è circondarsi di {persone|AI} migliori di te.”
Pensate a un direttore d’orchestra. Non suona tutti gli strumenti meglio dei musicisti della sua orchestra. Probabilmente il primo violino lo surclassa tecnicamente. Il trombettista ha polmoni che lui si sogna. Eppure, senza di lui, l’orchestra è solo un gruppo di persone talentuose che fanno rumore nello stesso momento.
Nei prossimi anni – e credo, saranno ben meno di dieci, probabilmente meno di cinque se continuiamo a questo ritmo – le AI ci supereranno in quasi tutto. Il quasi l’ho voluto mettere per non creare troppo panico. Creatività inclusa. Già ora producono arte, musica, letteratura che facciamo fatica a distinguere da quella umana. E questo è solo l’antipasto.
Ma c’è qualcosa che rimane profondamente nostro: la capacità di dare significato. Di decidere non solo cosa fare, ma perché farlo (e se). Di trasformare la potenza grezza dell’intelligenza artificiale in qualcosa che abbia senso per noi esseri meravigliosamente imperfetti e confusi.
|Henry Ford: “Il segreto del successo è circondarsi di {persone|AI} migliori di noi in quello che fanno.”
Il futuro non appartiene a chi compete con le macchine, ma a chi impara a dirigerle. A chi capisce che il vero potere non sta nel fare tutto da soli, ma nel sapere orchestrare capacità che vanno oltre le nostre.
Quindi la domanda non è se le AI ci supereranno – quello è già scritto. La domanda è: siete pronti a prendere la bacchetta e dirigere questa sinfonia del futuro? O preferite continuare a suonare il triangolo da soli nell’angolo?
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